Agostino Catalano – Università degli Studi del Molise
1. Premessa
Per la nostra formazione culturale è assolutamente necessario capire quale sia la genesi che ha condotto all’istituzione dell’insegnamento di Architettura tecnica, a carattere tecnologico applicato all’ingegneria delle costruzioni, che nella intenzione dei nostri padri fondatori ha inteso dimostrare agli allievi come il processo progettuale della struttura parta da una condizione non numerica, seppur necessaria nella verifica della fattibilità successiva a tale fase, che consente di arrivare a quei risultati sia statici che compositivi che hanno caratterizzato la produzione fino al XX secolo di grandi ingegneri quali Nervi, Torroja, Candela, Morandi, così come di altri, che di fatto hanno confermato come i canoni dell’Architettura tecnica siano fulcro di una impostazione progettuale caratterizzata dalla sinergia di uso di materiale, tecnica e arte che consente di superare quelle specializzazioni progettuali tanto deleterie e sconosciute ai grandi architetti del passato. Nella convinzione che nulla possa nascere senza una gestazione di pensiero possiamo ritenere Leonardo da Vinci come figura cardine di tale processo anticipatrice dei contenuti culturali della disciplina. Ma siamo anche convinti che tale processo spinga nella direzione, che consideriamo irreversibile, del superamento del fasullo doppio binario di una cultura scientifica avulsa da quella umanistica che per l’interesse di una classe accademica autoreferenziale ha ritardato l’imbocco di quella strada unificatrice che sola conduce alla conoscenza. Non esiste un’arte senza una tecnica e viceversa. Il tutto in nome di quella scienza che uomini illuminati del passato avevano già indicato. A tale proposito ci piace introdurre questo studio con le parole di uno di essi: Federico II di Svevia.